Copio da donchisciotte.org questo post ottimamente tradotto da Guglielmo Menichetti. Il navigato giornalista e documentarista anglo-australiano John Pilger scrive del Venezuela. Ma anziché copiare agenzie da una postazione di New York o Miami, come fanno i nostri velinari, Pilger -guarda un po’ che sfacciato- ce lo racconta proprio dal Venezuela!
LA VECCHIA SQUADRACCIA DELL’IRAN-CONTRA FA DI TUTTO PER SCREDITARE CHAVEZ
di JOHN PILGER – The Guardian
«Ho fatto una passeggiata con Roberto Navarrete, all’interno dello Stadio Nazionale di Santiago, Cile. Sferzato dal vento freddo che soffiava dalle Ande, era deserto e lugubre. Mi diceva che molte cose non erano cambiate: la rete da pollaio, sedili spaccati, gli sgabuzzini da dove risuonavano le urla. Ci siamo fermati davanti ad un grande numero 28. “Ecco dove stavo, davanti al segnapunti. Ecco dove venivo portato per subire le torture.” .
Milioni di “trattenuti o scomparsi” sono stati imprigionati dentro lo stadio, nella scia del golpe –orchestrato dagli USA- del generale Augusto Pinochet, contro la democrazia di Salvador Allende, l’ 11/09/1973. La maggior parte degli abitanti dell’America Latina, gli “abandonados”, non ha mai dimenticato la lezione di storia e d’infamia tenutesi il primo “11/09”. Roberto dice: “Negli anni di Allende c’era la speranza che l’animo umano potesse trionfare”. “Ma in America Latina coloro che ritenevano di essere nati per governare hanno agito con tale brutalità nel difendere i loro diritti, le proprietà, la stretta sulla società da essersi avvicinati al fascismo vero e proprio. Persone ben vestite, le cui case traboccavano di cibo, manifestarono suonando pentole con tanto vigore, quasi fossero stati loro i bisognosi. Così accadde 36 anni fa in Cile. Così accade adesso in Venezuela. Chávez è come Allende, tutto ciò è così evocativo per me!”.
Nel girare il mio film, “La Guerra contro la Democrazia” (http://www.guardian.co.uk/video/page/0,,2150097,00.html), mi sono avvalso dell’aiuto di cileni come Roberto e la sua famiglia, di Sara de Witt, che coraggiosamente mi ha condotto alle camere di tortura di villa Grimaldi, alle quali è miracolosamente sopravvissuta. Assieme a tutti i sudamericani che hanno conosciuto delle tirannie, essi sono stati testimoni del modello e del significato della propaganda che adesso è nuovamente tesa a minare il tentativo di rianimare sia la democrazia che la libertà del continente.
Quella disinformazione che aiutò la distruzione di Allende e la scalata di Pinochet e dei suoi orrori, ha agito allo stesso modo in Nicaragua, dove i Sandinisti hanno solamente avuto il coraggio di proporre alcune, modeste e populistiche riforme. In ambedue gli stati, la CIA ha dato fondi ai media che si opponevano ai riformatori, sebbene non ce ne fosse certo bisogno. In Nicaragua, il martirio artefatto della testata giornalistica “La Prensa” è diventato motivo di paura per i giornalisti liberal statunitensi di maggior peso, i quali dibatterono con decisione se uno stato di 3 milioni di persone stretto nella morsa dell’indigenza costituisse una minaccia per gli USA. Il governo di Ronald Reagan si trovò d’accordo e dichiarò lo stato d’emergenza per combattere i mostri all’uscio di casa. L’Inghilterra, il cui governo Thatcher “appoggiò totalmente” la politica USA, approvò come normale la censura per omissione. Esaminando più di 500 articoli riguardanti il Nicaragua nei primi anni ’80, lo storico Mark Curtis riscontrò una quasi universale cancellazione delle conquiste del governo sandinista, definendola “straordinaria sotto ogni punto di vista”, per supportare la bugia che ci fosse una “minaccia del comunismo arrembante”.
Colpiscono le somiglianze se si guarda alle campagne contro ai nascenti governi di democrazia popolare. La straordinaria virulenza con cui questi attacchi stanno avvenendo –per lo più contro il Venezuela di Chávez- danno l’impressione che qualcosa di eccezionale si stia muovendo; ed è davvero così. Per la prima volta nella loro storia milioni di poveri venezuelani sono visitati da un dottore, hanno i vaccini per i loro figli e possono bere acqua pulita. Nuove università si sono aperte ai poveri, rompendo la consuetudine che l’istruzione superiore venisse monopolizzata da una “classe media”, che nel caso di questo paese non è proprio “media”. Nel barrio [quartiere, borgata, ndt] La Linea, Beatrice Balazo mi ha detto che la generazione dei suoi figli è stata la prima a godere del tempo pieno a scuola. “La loro fiducia è sbocciata come un fiore” ha continuato. Una notte nel barrio La Vega in una stanza vuota, fatta eccezione per una lampada, ho visto Mavis Mendez, 94 anni, imparare a scrivere il proprio nome.
Più di 25 mila consigli comunali sono stati eletti, a scalzare le vecchie e corrotte burocrazie. Molti sono segno di vera democrazia dal basso. Vengono eletti dei portavoce, ma decisioni, idee e spese devono essere vagliate dall’assemblea comunitaria. Nelle città, prima guidate da oligarchi e dai mezzi di comunicazione loro asserviti, questa esplosione di potere di popolo ha rivoluzionato intere esistenze, come Beatrice ha descritto.
Tale nuova sicurezza delle “persone invisibili” venezuelane ha infiammato a tal punto gli abitanti dei sobborghi detti country club. Dietro alle loro mura ed i loro cani, mi ricordano i bianchi del Sud Africa. Infatti, sono loro che per lo più posseggono i media selvaggi del Venezuela, l’80% della radio e la telediffusione e quasi tutte le 118 testate giornalistiche sono private. Siamo arrivati al punto in cui una televisione in cerca di un titolo scandalistico ha definito Chávez una scimmia, in quanto di due “razze” diverse. Le copertine dipingono il presidente come Hitler o Stalin (il legame è che tutti e tre amavano i bambini). Tra i proprietari dell’etere che urlano più forte contro la censura, ci sono quelli i cui fondi sono controllati dal National Endowment for Democracy [Fondo Nazionale Sovvenzioni per la Democrazia, ndt.], che, se non la faccia, ha i modi della CIA. “Avevamo un’arma micidiale, i mezzi di comunicazione.” confessava uno dei capi del complotto del 2002. La stazione televisiva, RCTV, mai perseguita penalmente per aver supportato il tentato golpe, ha perduto solamente i diritti di trasmissione terrestre, ma continua tranquillamente la programmazione sul satellite e via cavo.
Come per il Nicaragua, il “trattamento” dell’RCTV, nel Regno Unito e negli USA è ormai un argomento celeberrimo, per chi è offeso dal comportamento audace e dalla popolarità di Chávez, che loro tutti etichettano come “ebbro di potere” e “tiranno”. Il fatto che è l’autentico prodotto di un risveglio popolare è taciuto. Anche il titolo di “socialista radicale”, normalmente usato come peggiorativo, ignora volontariamente la realtà che egli è un nazionalista ed un socialdemocratico, titolo che un tempo molti rappresentanti del partito Laburista inglese sarebbero stati fieri d’indossare.
A Washington, la vecchia squadraccia del caso Iran-Contra, tornata in auge con Bush, teme i ponti economici che Chávez sta lanciando nella regione, il fatto che stia utilizzando i proventi dell’industria petrolifera nazionale per spezzare la schiavitù dall’IMF. Il fatto che mantenga un’economia neoliberista, descritta dall’”American Banker” come “l’invidia del mondo bancario”, è raramente addotto come valida critica alle sue riforme limitate. Naturalmente oggigiorno, ogni vera riforma sarebbe vista come “esotica”. E le elite liberali sotto Bush e Blair mentre non riescono a difendere le loro principali libertà, vedono il concetto fondamentale di democrazia –che pensano essere la riserva di caccia privata dei liberal- prender campo in un continente, del quale una volta Richard Nixon disse che “alle persone non importa un cazzo ” [“people don’t give a shit” ndt.]. Comunque, per quanto essi si accaniscono contro l’uomo, Chávez, la loro arroganza non riesce ad accettare che il seme dell’idea di Rousseau della democrazia diretta si sia potuto impiantare tra le persone più povere del pianeta –ancora una volta-, che sono anche, come mi diceva Roberto tornando a casa “la speranza dello spirito umano.”
Titolo originale:”The old Iran-Contra death squad gang is desperate to discredit Chavez”
Fonte: http://www.johnpilger.com/
http://www.guardian.co.uk/comment/story/0,,2150484,00.html
17.08.2007
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GUGLIELMO MENICHETTI
Chissà cosa avrebbe scritto Philip Kindred Dick di queste storie Americane (dell’intero continente americano e non solo degli Usa) lui che con la fantascienza sapeva spiegare il presente e i possibili futuri…
Ciao
Andrea
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