Doveva stare al largo, qualche miglio,
invece che rischiare e andar vicino
fino a sfiorare l’isola del Giglio
con la manovra del sì detto “inchino”!
E fu tragedia, a causa del periglio.
Or con De Falco il mondo urla: «Schettino!
Ben che sia inetto, criminale, pazzo,
presti soccorso, “Vada a bordo, cazzo”!!»
Sul modello dell’ottava rima toscana (ma non troppo diversa pure da s’ottada logudoresa) in endecasillabi con schema ABABABCC, questa “stanza” estemporanea sulla tragedia del Giglio, con incertezze, debolezze e soprattutto senza la prontezza dei grandi poeti estemporanei che versi migliori di questi li improvvisano, creandoli nel pensiero in pochi secondi.
*Con tutto il doveroso rispetto e con profondo cordoglio per le vittime del naufragio e dei loro familiari.
L’amico Paolo qui verseggia ardito
Della Concordia, del naufragio al Giglio
D’un comandante vile e rammollito
Vergogna dell’italico naviglio.
Codardo! L’ufficiale già fuggito
Osserva la sciagura dallo scoglio.
Processo sia, l’uomo è solo immondo
Che paghi tutto, paghi fino in fondo
Paolo e Gianni rimano insieme
della Concordia e del gran casino
dal comandante messo assieme
per voler al Giglio fare l’ inchino.
Ma del verme è un sottoinsieme
seppur piacione sembri lo Schettino.
Fuori bordo, urla, son scivolato,
ma in verità sotto s’ era cagato.
Grazie dei contributi, amici!!!
Sebben non sia scrittore nè poeta
desidiero con voi partecipare
per ripagar con ben altra moneta
la codardia dell’arte di scappare.
Il comandante che veloce come altleta
lasciò la gente sola a naufragare
possa sentir quel “salga a bordo cazzo”
fino a restar completamente pazzo