Continuo col secondo capitolo a metter sul blog il romanzo in corso d’opera “Buenos Aires troppo tardi” che iniziava con una nevicata, omaggio a “L’Eternauta” di Héctor Gérman Oesterheld, sceneggiatore di fumetti desaparecido 30 anni fa. Ovviamente non si capisce molto dagli assaggi finora postati. Ma l’atmosfera, il piglio ecc. almeno quelli sì. Nella pagina successiva, c’è il primo capitolo. Il blog funziona così, come un libro sfogliato al contrario: i capitoli successivi all’inizio, quelli anteriori in fondo. Avanti siori, dite, criticate, bocciate, commentate: a quello serve il blog!
Due scorci del quartiere di Bs.As. Recoleta
2.
Il sopralluogo della polizia nell’appartamento del cadavere non fu tempestivo come ci si aspettava. Né come sarebbe accaduto in altri tempi per altri uffici. E ciò benché il delitto si fosse consumato in un elegante palazzo del quartiere Recoleta, dove in genere la polizia non tarda ad arrivare.
La squadra però è efficiente: un ufficiale, un sottufficiale, un fotografo ed un uomo guantato, incaricato di raccogliere e imbustare reperti, oltre a due autisti ed un piantone al pianerottolo. Il magistrato ed il medico legale hanno già fatto il loro lavoro. Possono andare via. Poi tocca al poliziotto guantato ed al fotografo andar via, dietro preciso ordine del capo, l’ispettore Goyeneche. Che invece resta nell’appartamento con il suo sottoposto.
– Ispettore…
– Che c’è Grondona?
– C’è la stampa…
– Fuori dai coglioni la stampa!
– Ma… vorrebbero solo fare qualche domanda. Sono tre cronisti, uno della Nación, uno del Clarín, uno di Página12. Dobbiamo andare noi due, mica possiamo farli parlare col piantone!
– Bé parlaci tu, Grondona. Digli la prima cazzata che ti viene in mente – ordinò perentorio l’ispettore Goyeneche, sicuro che Grondona avrebbe comunque obbedito.
“Qualsiasi cosa venga in mente a Grondona – pensò – può essere soltanto una cazzata.”
Grondona uscì dal soggiorno e si recò nell’angusto spazio fra l’anticamera e il pianerottolo, affollato da cronisti con fotografi al seguito e due operatori televisivi. Il piantone cercava di domare tutti, incluse due vicine che facevano domande e commenti.
“Mah! – pensò l’ispettore Goyeneche passandosi un dito perplesso sul sopracciglio –. Chissà chi poteva avere interesse ad uccidere il pensionato Osvaldo Saralegui. Professore di filo…, di filolo… eccetera a riposo. Non hanno rubato niente, non si sono neppure preoccupati di simulare una rapina.”
La voce di Grondona che riferiva cazzate ai giornalisti giungeva ovattata nel soggiorno, pur senza turbare la concentrazione dell’ispettore Goyeneche, che intanto continuava a ragionare:
“Bene! Mi sa che possiamo anche andarcene da qui. Non c’è più un cazzo da cercare. Tanto ormai…”
Grondona rientrò in soggiorno.
– Grondona, sono andati via?
– Sì, gli ho riferito meno di quel poco che sappiamo. Generalità della vittima, pochissimi indizi, nessun testimone, movente incerto.
– Bene così Grondona.
– Ispettore, continuiamo a cercare qualche traccia? Che so… numeri di telefono, biglietti da visita…
– Grondona, le cose importanti le hanno già prese e imbustate i colleghi. Piuttosto cerca nel mobile bar se c’è qualche bottiglia interessante.
Grondona restò interdetto per qualche secondo. Poi obbedì. Aprì il mobile bar e tirò fuori una bottiglia di cognac, di una marca fra le preferite del suo capo, ed un bicchierino inappropriato.
– Grondona, ricorda: mai bere in servizio! – rammentò l’ispettore Goyeneche riempendosi il bicchierino fino all’orlo –. Bene, ora io stacco dal servizio per cinque minuti, giusto il tempo di assaggiare un goccio di questo Martell. Per questi cinque minuti, assumi tu il comando del nostro sopralluogo.
L’ispettore Goyeneche mandò giù un goccetto di Martell, poi emise deboli schiocchi labiali d’approvazione.
– Dammi una sigaretta Grondona, che le ho finite.
Grondona trasse dalla tasca un pacchetto di Sublimes, lo aprì e lo porse al suo superiore.
– Ma fumi queste sigarette da finocchio, Grondona? Non ce l’hai una sigaretta in grazia di Dio, col tabacco scuro e senza il filtro? No, eh? Vabbe’, mi adatto, fammi accendere.
Mandò giù un altro goccetto di Martell ed emise altri schiocchi labiali d’approvazione, poi scrutò il bicchierino come avesse voluto leggerne il fondo nella trasparenza ambrata.
– Grondona, tu sei un poliziotto disciplinato e scrupoloso, ma come mozo sei un ignoramus completo. Ti pare questo il bicchiere ove servire un cognac?
– Ispettore, le suggerirei di affrettarsi a finirlo, il suo cognac. Potrebbe entrare il piantone, magari spalanca la porta e chissà, un giornalista alle sue spalle potrebbe sorprenderla col bicchiere in mano. Non farebbe una bella figura.
– Grondona, ma queste cazzate ti vengono così… spontanee, o le fai sedimentare nel cervello prima di pronunciarle? E poi, non hai detto che i giornalisti sono andati via?
– Ispettore, finisca il suo cognac. Non dimentichi che in questo intervallo il comando del sopralluogo ce l’ho io. Me l’ha delegato lei!
– Grondona, spero che un giorno mostrerai la tua riconoscenza per la fiducia che ripongo in te. Se ti faccio assaporare qualche minuto di comando, è perché voglio che cominci ad abituartici, perché sono sicuro che prima o poi lo promuoveranno un tipo come te.
– Ci può giurare Ispettore. La ripagherò della considerazione che mi tributa.
L’ispettore Goyeneche, flettendo la testa all’indietro, mandò giù l’ultimo sorso di cognac. Emise un rauco suono d’approvazione, poi ingiunse:
– Bene, sono passati i cinque minuti. Andiamo via, Grondona! Uscendo, raccomanda attenzione al piantone, ché non si sa mai… ci mandano questi ragazzini inesperti! – commentò spegnendo la Sublime in un portacenere di cristallo.
Intanto Macedonio, a passeggio senza meta precisa dall’altra parte della città, guardava senza attenzione insegne e cartelloni pubblicitari. L’aggiunta della striscia bianca con la scritta «Segunda función domingo 15 marzo», messa di traverso sui cartelli pubblicitari del concerto di Eros Ramazzotti, dava la misura che il tempo passava, che l’universo già registrava ed aggiornava un cambiamento».
Bello! Mi è piaciuto molto ad una prima lettura su schermo. Rileggerò con calma e ri-commenterò. Bello!
Andrea
Peccato per quel neo del virgolettato finale. Oppure hai fatto bene a disegnare un neo.
Va bene. Sei entrato in azione. Rivedrei qualcosa dei dialoghi. Renderei la connotazione meno ridondante. Non avere fretta di fare presentazioni totali dei personaggi. Quell’ignoramus rendilo nel contesto come voluto eccesso di egemonia anche verbale. E’ tale però gli garberebbe una preparazione più lebia.
Mi sto allenando coi condizionali.
Impressioni a caldo, mie predilezioni: non rischiare Perry Mason e il tenente Tragg.
Ciao tuo con(dannato)lettore Nino
Grazie Andrea, grazie Nino. A questo serve l’esperimento del “romanzo sul blog”, raccogliere idee e correggere il tiro a seconda delle impressioni, tanto più quando sono di lettori (e autori) qualificati come voi! Il neo della virgoletta finale manco lo avevo visto, figurati, anvedi quante cose scappano all’autore!
E’ vero che Goyeneche e Grondona sono 2 macchiette ma è voluto… rivelo che qui siamo ancora nel romanzo nel romanzo (struttura nella quale Nino si trova a suo agio). Approvo quell’ignoramus un po’ sopra le righe… Goyeneche non riesce a dire filologia ma usa ignoramus. Giusto Nino, hai cassato una seconda incongruenza!
Ciao Paolo, complimenti, tornerò a leggere ancora sicuramente.
Mi piace il passaggio dei giornalisti: Pagina 12, el Clarin…
Un abrazo.
Ciao Paolo.
Deliziosamente rintronata, dopo una breve vacanza, eccomi qui ad esprimere il mio non fondamentale parere sul tuo nuovo lavoro. Dopo una seconda e più confortevole lettura, confermo quanto detto per il primo capitolo, l’aria che vi si respira mi piace. Il tuo modo di scrivere lo apprezzo da un bel po’, dunque niente di nuovo. È vero, il secondo capitolo sembra, apparentemente, uno strappo, ma so quanto ami le storie a più livelli o binari…. Sul fatto che si possa non capire dove si va a parare, non mi pare certo un difetto. Se avessi capito dalla seconda pagina che l’assassino è il maggiordomo, avrei mollato lì la lettura! Quanto alle figure dei due investigatori, approvo in toto le macchiette. Noto che il sottoposto Grondona è un tuo chiodo fisso… se non vado errante come un pastore dell’Asia, è il nome del vice del mitico maresciallo di un tuo racconto! L’ispettore, poi, mi pare perfetto, come hai calcato la mano, ottieni un effetto esplosivo! La nota del pseudo bon vivant che sorseggia il cognac… e che, nella sua sconfinata ignoranza, vedi l’inciampo nella filologia, imparato per caso un termine ricercato e colto come Ignoramus, lo sformaggia appena può, per far sfoggio di Cultura col sottoposto…ha un magnifico effetto comico,(anche perchè molto…verosimile…a chi di noi non è capitato di conoscere una persona così?), complimenti per la tempistica! Forse, e sottolineo forse, nel primo capitolo sfoltirei un po’ di aggettivi, ma è solo un’impressione. Anche se mi rendo conto che devi pur presentare i personaggi e l’ambientazione, ma mi pare un pelino troppo. Oltretutto, potresti dirmi, con ragione, Da che pulpito viene la predica! So bene di abbondare, nell’uso e abuso di aggettivi. Forse proprio per questo, mi permetto di notarlo negli altri. La vecchia storia della trave nell’occhio e del fuscello. In conclusione, ottimo lavoro, finora, Paolo! Come dice il mio amico marinaio, avanti tutta, Pablito!
Luciana