ARGENTINA: A VOLTE RITORNANO

espeche.jpgAll’indomani dell’inchiesta pubblicata dal quotidiano Página/12 del grande giornalista e saggista Horacio Verbitsky, ecco oggi un caso analogo.
Appena ieri Verbistky svelava che il neodesignato viceministro di sicurezza di Mendoza, in Argentina, il commissario Carlos Rico Tejeiro, aveva fatto parte durante la dittatura di un organismo speciale creato per sequestrare persone durante il campionato mondiale di calcio del 1978.
http://www.pagina12.com.ar/imprimir/diario/elpais/1-99042-2008-02-17.html

Ed oggi esce: “Esclusivo sul quotidiano argentino Página/12:
César Espeche, tenente colonnello detenuto per la sua partecipazione nel Massacro de Las Palomitas, nella quale 12 arrestati furono fucilati a Salta (Argentina nord-ovest) durante l’ultima dittatura, dirige un’impresa di vigilanza a Chubut. Página/12 già denunciò altri casi di repressori legati con questo business.”
Leggi l’articolo di Nora Veiras su Página/12 (in spagnolo):
http://www.pagina12.com.ar/diario/elpais/1-99096-2008-02-18.html

Il 6 luglio del 1976 (a a poco più di tre mesi dall’instaurazione della dittatura militare, ndT) l’allora capitano dell’Esercito Hugo César Espeche si presentò alle 19.45 davanti al direttore del carcere di Villa Las Rosas, a Salta, con la missione di dislocare undici prigionieri politici. Come ufficiale di rango della dittatura diede due ordini: “Questo non si scrive nei registri” disse e ingiunse ai carcerieri di spegnere tutte le luci e di ritirarsi dai camminamenti “affinché l’operazione risulti il più segreta possibile”. I dodici proigionieri (se ne aggiunse uno di Jujuy) furono giustiziati a pochi chilometri dopo una simulazione di fuga. Per ventisette anni, Espeche, ritiratosi col grado di tenente colonnello, godette dell’impunità. Nel 2003 fu condannato per la sua responsabilità nel Massacro de Las Palomitas però sembra che continui a violare la legge: nonostante la sua fedina è coproprietario di un’agenzia di sicurezza, ESPE Srl (sic), ed è appena stato denunciato per essere andato a fare compere infrangendo così la consegna degli arresti domiciliari, confermata dalla Corte Suprema della Nazione. La Giustizia analizza la possibilità di revocargli tale privilegio.

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