Il grande giornalista argentino HORACIO VERBITSKY su Página12 rivela alcuni retroscena sulla vicenda Colombia-Farc- Ecuador che forse nel nostro emisfero ci sfuggono. Difficile apprenderli da un tg di Riotta o dal tgcom.
IL COMANDO SUR NELLA CRISI REGIONALE
It’s the economy
Isolato dalla condanna all’attacco preventivo, Uribe ha dovuto chiedere scusa, promettere di non rifarlo più e desistere dalle sue accuse. Militari statunitensi nell’attacco in Ecuador. Secondo il Comando Sud (apparato dell’esercito Usa) l’America Latina è strategica giacché detiene un terzo del petrolio importato dagli Usa, possiede riserve d’acqua dolce, ossigeno e piante medicinali e importa dagli Usa più merci che Cina, Russia, India Europa o Giappone.
Vedi la mia traduzione (stralcio) nei commenti e l’articolo originale qui
L’ammiraglio Jim Stavridis, Capo del Comando Sur degli Stati Uniti. Durante il suo mandato di due anni visiterà più di 80 volte il continente latinoamericano, paese per paese.
Il Comando Sur nella crisi regionale. It’s the economy. È il mercato.
Nonostante l’esplicito appoggio politico di George W. Bush, la solitudine politica del presidente colombiano Álvaro Uribe al vertice del Gruppo di Río è stata così schiacciante che dopo essersi difeso come una belva in gabbia ha dovuto concedere quasi tutto ciò a cui aveva resistito durante il teso dibattito. Uribe ha firmato un testo che ratifica l’inviolabilità della sovranità territoriale e promette di non ripetere l’attacco, qualche minuto dopo aver affermato che la sicurezza delle persone è più importante del territorio e che così ritiene il suo popolo. Perciò, al di là della celebrazione per la raggiunta riappacificazione, non ci sarà da confidare troppo nel suo pieno compimento.
Uribe ha pure avuto problemi nel suo paese a causa del legame del suo settore politico con i paramilitari ed il narcotraffico. Ottanta parlamentari sono stati processati per quella che in Colombia si chiama parapolitica. Uno degli indagati è suo cugino, l’ormai ex senatore Mario Uribe. Il presidente della Corte Suprema di Giustizia, César Julio Valencia, ha detto che Uribe ha fatto intercessioni per il suo parente in maniera rude. Il presidente ha negato, benché abbia ammesso di aver fatto reclamo per un tentativo di un suo coinvolgimento nel caso. Il 24 gennaio querelò per calunnia e ingiuria Valencia. Gli altri membri del tribunale hanno affermato che Valencia non aveva agito a titolo personale ma istituzionale, in difesa dell’autonomia dei giudici.
Specialisti argentini sospettano che l’incursione nel territorio ecuadoriano sia stata opera diretta dei militari statunitensi, che hanno usato bombe intelligenti. “La Colombia non ha questa capacità operativa”, considera il maggior esperto argentino sul conflitto regionale. Settori del governo ritengono che l’operazione sia stata fatta conoscere a Uribe quando tutto era già pronto per realizzarla. Ritengono che proprio per questo egli abbia detto di assumersi tutta la responsabilità, frase inusuale per una decisione autonoma. In ogni caso, Uribe non ha altra scappatoia politica della strada militare.
In uno degli interminabili scambi verbali dell’ultima settimana, Correa ha detto che con la morte di Raúl Reyes, Uribe aveva il trofeo di cui aveva bisogno per appianare l’ostacolo costituzionale ad un terzo mandato. In questo senso sta meglio di Chávez, battuto nel referendum costituzionale dello scorso anno. Il venezuelano però non ha giocato alla guerra. Il cambio di atteggiamento di Uribe è cominciato dopo la riunione a due con Cristina Fernández de Kirchner la mattina di giovedì. L’informazione che il governo ecuadoriano ha inoltrato a quello argentino indica che gli aerei provenienti dalla Colombia hanno effettuato una incursione profonda e a grande altezza nel territorio ecuadoriano e nel percorso di rientro hanno scaricato i loro missili. Durante la riunione del Consiglio Permanente della OEA (Organizzazione Stati Americani) perfino il rappresentante di Washington ha ammesso che le forze colombiane hanno violato il territorio ecuadoriano e ha firmato la dichiarazione che lo considera inammissibile, con qualsiasi motivo ed anche in forma occasionale.
Gli Stati Uniti possono appoggiare, dirigere o perfino realizzare un’operazione come Sucumbios e al tempo stesso firmare una dichiarazione a sostegno della sovranità e del non-intervento a causa della struttura bifronte con cui si occupano della regione. Nel suo libro “The Mission. Waging War and Keeping Peace with America’s Military” (La Missione. Scatenare la guerra e mantenere la pace con l’Esercito Americano”) la giornalista del quotidiano The Washington Post Dana Priest descrive la sostituzione della cancelleria nella formulazione ed esecuzione della politica estera statunitense. Con più di un migliaio di persone, il Comando Sur supera la quantità di specialisti in America Latina delle Segreterie di Stato, di Difesa, Agricoltura Commercio e Tesoro messe insieme. Un Segretario di Stato, che in genere dura quattro anni in carica, visita circa tre volte la regione, mentre in due anni del suo mandato un capo del Comando Sur la visita più di ottanta volte, paese per paese. Nei prossimi giorni l’attuale capo, l’ammiraglio Jim Stavridis, che studia un’ora al giorno lo spagnolo per cercare di capire qualcosa della regione che crede di governare, presenterà alla Commissione delle Forze Armate del Congresso la dichiarazione annuale richiesta per ottenere il suo budget. Queste “Statement Postures” hanno luogo tutti i mesi di marzo e costituiscono una opportunità per dare indicazioni le linee generali e i fondamenti della sua politica. Nel 1998 il generale Charles E. Wilhelm disse che “il Venezuela da solo fornisce agli Stati Uniti la stessa quantità di petrolio che gli stati del Golfo Persico messi insieme” e che le grandi riserve di petrolio in Colombia ed Ecuador mettono in luce “l’importanza strategica delle risorse energetiche di questa regione.” Nel 2004 il generale James T. Hill rivelò davanti al Congresso e in una serie di conferenze davanti ad accademici ed imprenditori (al Consiglio delle Americhe, alla Associazione Colombiano-Statunitense, al Consiglio Cubano-Statunitense) che il commercio del suo paese con l’America Latina ed i Caraibi arrivava a 360 miliardi di dollari annuali, quasi come quello con tutta l’Europa, e che per il 2010 supererà il commercio degli Usa con Giappone ed Europa sommati. Nel 2003 le imprese nordamericane hanno venduto ai paesi del Mercosur “più che alla Cina e all’India messe insieme”, più alla Repubblica Domenicana che all’India, più all’Honduras che alla Russia, più ai Caraibi che a Indonesia, Russia e Cina messe insieme. Lo scambio diretto statunitense in America Latina e Caraibi superò i 270 miliardi di dollari, un 20% del totale degli scambi nel mondo e più che in Medio Oriente, Asia e Africa sommate. La regione fornisce più del 32% delle importazioni statunitensi di petrolio, più di tutti i paesi del Medio Oriente. La Cuenca del Amazonas possiede il 20% delle fonti di acqua dolce del mondo e il 25% dell’ossigeno del pianeta e dalle sue piante uniche al mondo si ricava il 25% dei preparati farmaceutici prodotti negli Stati Uniti. Nel 2005 il generale Branz Craddok fissò come priorità la cosiddetta Guerra contro il Terrorismo per impedire che la regione potesse servire come santuario operativo contro gli Usa e i suoi interessi nella regione e dichiarò la sua preoccupazione per l’influenza venezuelana. L’anno scorso, l’ammiraglio Jim Stavridis informò che la fornitura di petrolio della regione era aumentata, raggiungendo il 34% di tutte le importazioni degli Usa. Questo combustibile passa per il canale di Panama. La priorità del Comando Sur è la Colombia, alla quale un secolo fa Washington strappò la frangia di terra che oggi è la repubblica di Panama.
Gli accordi di Santo Domingo respingono la dottrina dell’attacco preventivo e cozzano con la visione dell’America latina e dei Caraibi che il Comando Sur promuove. Il documento “Socio delle Americhe”, che il Comando Sur ha approvato nel 2007 sostiene che la sicurezza degli Stati Uniti sarà garantita mediante la “difesa anticipata” al di fuori del suo territorio ed il fomento della stabilità e la prosperità della regione, compiti che non competono alle Forze Armate né di sicurezza.