Posto un bell’articolo di Andrea Mameli, fisico e giornalista scientifico dell’Unione Sarda, che ne capisce assai più di me in materia, postato su tuttigiùperterra. Ma anche lui formula domande più che dare risposte…
Nucleare? Parliamone!
Giugno 11, 2008, 12:32 pm
Premetto che non sono contrario al nucleare per principio. Ma dato che sono portato a fare sempre i conti con i numeri, evitando atteggiamenti talebani, intendo rilevare alcune incongruenze. Intanto non mi sembra corretto confrontare il nucleare alle rinnovabili senza tenere conto dei costi per l’approvigionamento della materia prima. Con le fonti fossili (uranio, carbone, gas e derivati del petrolio) la produzione del carburante si separa dal suo utilizzo, per questa ragione spesso si dimentica di calcolare i costi relativi all’estrazione e al trasporto, cui nel caso in questione si devono aggiungere i costi relativi alle misure di sicurezza per il trasporto stesso, senza parlare di quelli attinenti le operazioni di trasformazione per produrre l’ossido di uranio. Parlando di prezzi, poi, non dimentichiamo che, dal 1998 a oggi, il prezzo dell’ uranio è passato da 10 a 140 dollari per libbra (Fonte: Uranium Historical Price Graphs).
Scrive bene Sergio Zabot (I costi ambientali dell’atomo, 4 febbraio 2008, blog qualenergia.it):”se un gran numero di centrali fosse costruito per soddisfare la crescente domanda di elettricità, le riserve conosciute di minerale con alte concentrazioni di uranio (High-grade ores, con contenuto di uranio maggiore dello 0,1%) si esaurirebbero rapidamente, lasciando enormi riserve di minerale a bassa concentrazione (Low-grade ores con meno dello 0,1% di uranio), per la maggior parte delle quali occorrerebbe più energia per utilizzarle di quanto se ne ricaverebbe dai reattori.”
Poi sento dire che in Italia le centrali nucleari servirebbero a sostituire il petrolio come fonte di energia elettica. Strano: nel nostro Paese la quota di energia elettrica prodotta bruciando derivati dal petrolio (valori provvisori 2007, Fonte: TERNA) è sotto il 7%. Perché impegnarsi nella costruzione di centrali costose, problematiche dal punto di vista sociale, e impegnative per quel che concerne la sicurezza e lo smaltimento delle scorie, solo per il 7%? C’è qualcosa che non quadra.
E le emissioni di CO2? Scrive ancora Zabot: “In realtà, contabilizzando correttamente tutta la CO2 emessa nei vari processi di lavorazione, una centrale nucleare alimentata da minerale “High-grade” emette tra un quarto e un terzo della CO2 prodotta da un ciclo combinato a gas. Ma questa fortuna dura solo fino a quando durano i minerali ricchi di uranio. Poi il ricorso a minerali meno ricchi di uranio porterebbero all’emissione di quantità di CO2 maggiori di quella degli impianti a gas.”
Vogliamo parlare dei costi? Allora facciamo seriamente, tenendo conto di tutti i fattori. A proposito, il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, il 5 giugno ha dichiarato all’ADNKronos: “pensiamo anche che si debba investire nelle rinnovabili, ma sappiamo che con i sistemi che si adottano oggi facendo il massimo dello sforzo riusciremmo a coprire a stento il 10% del fabbisogno nazionale.”
Ora, capisco che si possano fare dichiarazioni a caldo (il Ministro parlava subito dopo l’allarme per l’incidente alla centrale nucleare di Krsko, in Slovenia) ma i numeri sono numeri. Intanto le rinnovabili, oggi, producono il 16% dell’energia elettrica (valori provvisori 2007, Fonte: TERNA). In secondo luogo, vorrei proprio capire cosa intende il Ministro quando afferma “facendo il massimo dello sforzo”. Ho motivo di credere che lo sforzo non sarà massimo, dato che una parte (comprese le minori entrate derivanti dagli incentivi di cui ha parlato il ministro Scajola: «Ci saranno grandi benefici per i cittadini che avranno il disturbo psicologico di ospitare un impianto nucleare: dovranno pagare molto meno e avere bollette più leggere») dovrà necessariamente essere assorbita dal proclamato ritorno al nucleare. Sono convinto che con il massimo dello sforzo, ma davvero il massimo, si arriverebbe a percentuali molto ma molto più alte. “Una massiccia conversione degli impianti a carbone, petrolio, gas naturale e nucleare in impianti a energia solare potrebbe fornire il 69 per cento dell’elettricità e il 35 per cento dell’energia degliStati Uniti entro il 2050.” Il grande piano solare, Le Scienze, marzo 2008.
Che lo sforzo sia con voi!
Andrea Mameli, Cagliari, 11 giugno 2008
Ragazzi per la faccenda del nucleare e delle rinnovabili bisogna fare tutti uno sforzo per davvero! Diffondiamo capillarmente queste informazioni, parliamone in modo tranquillo e preciso con tutti quelli che possiamo raggiungere: questa è una battaglia che si può vincere.La gente ha paura del nucleare, si può interessare, e forse anche capire.