“Immaginate un mondo nel quale le forze sensibili della società civile si uniscono al mondo imprenditoriale per dare vita ad una diffusa economia verde“. Così scrive il richiamo in homepage del bell’articolo di Van Jones sul settimanale newyorkese The Nation.
Immaginate di riuscire a comunicare un’idea del genere ai brutti individui che detengono il potere da noi oggi in Italia… e che vanno nella direzione opposta.
Eppure l’estensore dell’articolo non è un sognatore: “L’Alleanza per la Crescita Verde non è solo una necessità teorica. Sta già divenendo una realtà pratica. Organizzazioni nazionali come Apollo Alliance e Blue Green Alliance sono già sulla scena e promuovono lavoro nel settore dell’energia pulita. La Apollo Alliance comprende sindacati, organizzazioni ambientaliste, gruppi sociali e realtà imprenditoriali; la Blue Green Alliance nasce dalla partnership del Sierra Club (la maggiore e più antica associazione ambientalista d’America) e della United Steelworkers (sindacato lavoratori dell’acciaio), cui di recente si sono aggiunti il Consiglio di Difesa delle Risorse Naturali e Communications Workers (il maggior sindacato statunitense dei media)”.
Tuttavia Jones lamenta che negli Usa c’è molto ancora da fare, che la classe politica sia ancora indietro su questo fronte e che pesa troppo la propaganda anti-energia pulita da parte delle grandi compagnie petrolifere. Queste ultime ad esempio spesero 95 mln di $ nella campagna referendaria in California sulla Proposition 87 (di 2 anni fa esatti) bocciata dal voto popolare. L’idea della Prop87 era: tassare le compagnie di gas e petrolio che estraggono sul nostro (della California) territorio e sulle nostre coste. Gli introiti sarebbero andati interamente a finanziare ricerca e tecnologie in tema di energie rinnovabili: 4 mld di $ in dieci anni. Le compagnie gas-petrolifere hanno massicciamente propagandato l’idea che il costo della tassa sarebbe gravato sul consumatore.
Associerei a ciò il contenuto di un recente articolo di George Monbiot pubblicato su the Guardian (art. tradotto da Internazionale in edicola questa settimana, col titolo “La vera crisi è quella ecologica”). Scrive Monbiot: Pavan Sukhdev, economista della Deutsche Bank che coordina un gruppo di studio europeo sugli ecosistemi, riferisce che stiamo perdendo un capitale naturale stimabile fra i 2mila e i 5mila miliardi di $ all’anno solo come conseguenza della deforestazione. Per avere un termine di paragone le perdite finora subite dal settore finanziario sono comprese fra 1 e 1,5 mila miliardi di $. Le cifre di Sukhdev sono ottenute stimando i valori dei beni che le foreste ci forniscono – sequestro del carbonio e approvvigionamento acqua pulita – e quali sarebbero i costi se si sostituissero questi beni o se ne facesse a meno. Insomma il crac finanziario è poca cosa rispetto rispetto al crac ambientale.
E da noi? Da noi “si gioca in termini politici al cambiamento climatico” come scrive un duro articolo del Financial Times del 31 ottobre. Siamo la “pecora nera nella lotta Ue sull’effetto serra” come scrive il prestigioso quotidiano economico britannico.
…siamo un gregge che si è fatto guidare dalla più nera delle pecore. Nera, miope, rapace, venale e con lo sguardo rivolto verso l’indietro.